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XXXVI > Il Male Armonico – 18 

Per costituire la conciliazione delle diverse manifestazioni vitali dovremo affidarci alla profonda coscienza di una guida rispettosamente unificante delle nostre molteplicità.

Siamo pericolosamente abbandonati all’eccessiva potenza di una rivoluzione scientifica che, nella breve strabiliante parabola di quest’unica generazione, si è sviluppata vertiginosamente, di gran lunga superando l’evoluzione delle nostre stesse coscienze. Siamo stati così letteralmente investiti da una responsabilità troppo alta. 

Ci siamo ritrovati a vivere, e come nessuno mai prima d’ora, un immenso progresso materiale che ha bruscamente anticipato un futuro stracolmo di una potenzialità attualmente difficile da gestire. Ma abbiamo anche potuto vivere quel passato che, già sapendo di un tempo quasi definitivamente spento, tuttavia – malgrado le minori comodità e servizi, le difficoltà, le limitate connessioni ed una strutturale lentezza –, vedeva però l’affermazione della vita ancora in una dimensione più reale e di certo meno alienante.

Siamo proprio noi ad avere ricevuto il compito di traghettare l’umanità in uno dei momenti più delicati ed importanti di tutta la nostra storia. Abbiamo il compito di elevare armonicamente le nostre coscienze, di recuperare le redini e di proteggerci lungo il cammino. 

Abbiamo la responsabilità di quel vecchio mondo di noi che, in un presente troppo accelerato, non riesce più a comprendere dove e come si stia procedendo. Ed abbiamo la responsabilità di quell’altro mondo che invece, ai primi passi ancora di noi, intensamente immerso in una dimensione sempre più digitalizzata ed evanescente, è sempre meno capace di guardare indietro alle proprie radici. 

Con le braccia aperte, restando in equilibrio in questo irripetibile confine epocale, con l’estremità di una mano riusciamo ancora a toccare il nostro remoto passato, mentre con l’altra, protesa in avanti, sentiamo il nostro lontano futuro come già corrente. Quasi miracolosamente, li viviamo anche entrambi come attuali. 

E siamo proprio noi che dovremo abbracciare e far traghettare nel bene il nostro presente. Siamo noi che dovremo riconoscere ed infondere quella saggezza e la forza necessarie per guidare la potenza dei nostri strumenti ed il senso essenziale della nostra crescita. Chiamati ad individuare un fine nel vero bene, accogliamo il senso del giusto e necessario dovere come possibilità rigenerante, e non di certi una comprimente costrizione, un attentato alla nostra libera indole.

Ed ecco anche perché proprio a noi, nella storia nostra di uomini in viaggio tra i cieli in terra, qui e adesso, divina eterna essenza si è rivelata l’Armonia.

(aulicino)