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XVII > Premessa ottava ed ultima: ritorno alla “normalità”

Un giorno, quanto prima, avremo modo di riportare l’attuale situazione sotto un maggiore ed effettivo controllo. La rivoluzione che condurrà alla vera rinnovata normalità sarà innanzitutto animata dallo spirito elevando armonicamente le nostre coscienze. Ma, al di là di questo, sul fronte intanto delle “contaminazioni biologiche”, non potendo l’uomo che muoversi all’interno di una imprescindibile zona biologica, un importante passo concreto sarà compiuto quando, oltre ad avere naturalmente sviluppato una sufficiente immunità, avremo anche trovato efficaci rimedi per la cura dei sintomi più rilevanti dell’attuale virus “Covid-19”; nonché quando, e questo per ogni altra simile problematica virali, saggiamente restando nei limiti delle naturali evoluzioni, avremo anche messo a punto e potremo utilizzare vaccini realmente validi. Ma anche allora, per non compromettere fondamentali processi di guarigione naturale, sarà bene utilizzarli per la principale protezione dei più deboli esposti, sempre sperando poi in sistemi capaci di valutare l’effettiva bontà e sostenibilità di tali soluzioni.

Ma si riuscirà a non dipendere dal dominante interesse a non intaccare gli ormai affermati modelli consumistici? Si saprà non cedere allo strapotere delle multinazionali? Anche attraverso diverse inevitabili manipolazioni di tanti scienziati al servizio, sfruttando climi di terrore opportunamente alimentati, con l’obiettivo generale del riprendere la solita corsa, si tenderà infatti presto ad imporre vaccinazioni su scala globale, senza alcuna distinzione e limitazione, con tutti i potenziali catastrofici rischi che ne potranno derivare. Restiamo ad ogni modo fiduciosi ed ottimisti. Tuttavia, il rischio concreto è dato dall’esasperante tendenza di cure interessate alla prevalente raccolta di frutti materiali, per tenere in vita  “realtà immaginarie” che ci hanno finora spinto oltre ogni previsione, nella preoccupazione di non compromettere sistemi di benessere sempre più insostenibili ed alienanti. Senza la fondamentale attenzione ad un adeguato sviluppo naturale ed efficace rafforzamento della pianta-sorgente, un qualsiasi abuso tecnologico può infatti seriamente indebolirne la struttura compromettendone nel tempo le stesse capacità generanti.

Questo atteso momento – per un verso relativamente liberatorio ma, per l’altro, potenzialmente peggiorativo e degenerante –, tarderà ancor di più ad arrivare se, nel frattempo, non avremo avuto il buonsenso di impegnarci per la costruzione di una rete sanitaria efficace (per come purtroppo non è stato ancora fatto!). Principalmente a causa di questa gravissima mancanza, di fatti, sono state finora globalmente adottate diverse soluzioni estreme per contenere i contagi. E quando poi si agisce in preda al panico, le conseguenze allora, a qualsiasi livello, non sono mai buone. Ci si ritrova ad assistere all’imposizione di norme spesso contraddittorie, ma anche ad una serie di comportamenti sconnessi da una realtà sempre più difficile da comprendere, con pericolose leggerezze ed ignoranze – come quando (e non tanto per dire!) si prescriva un antibiotico al posto di un analgesico –, e sempre più ci ritroviamo smarriti nella rabbia, o nella confusione più totale, nel bisogno incontrollato di un improbabile aiuto.

Occorre prevenire ciò che è da stolti illuderci non possa accadere (o credendo che mai più accada!). Ma laddove giungano i primi momenti di respiro ecco che ci si muove perversamente ancora ritornando ai soliti schemi.

Non ci si può trascinare così, tutti affaccendati tra i benefici comodamente stordenti di un benessere tristemente fatuo e deteriorante. E non ci si può trascinare ancora tra soluzioni insensate. La situazione delle “mascherine”, per esempio: se realmente occorre, è giusto che siano indossate, ma senza che allora se ne pretenda o se ne faccia di fatto un uso eccessivo, inutile ed improprio. Parzialmente e non correttamente usate, infatti, non servono certamente allo scopo di evitare alcun contagio, a maggior ragione trattandosi di mascherine protettive che per funzionare si richiede siano indossate in modo corretto e da tutti. Il ritrovarsi a metterle quando non serve, d’altro canto, anche quando non sia neppure “comandato”, così come il cadere in paralleli eccessi igienici, espone ad un pericoloso progressivo indebolimento organico, oltre che ad un senso eccessivo di paura ed ansia, fino all’esplosione di vere e proprie psicosi. Il tutto, come già detto, genera infine una maggiore predisposizione a quegli stessi contagi che proprio si vorrebbe evitare.

Soltanto quando avremo affrontato le cause dei problemi più radicati, quando avremo avuto il coraggio di cominciare a comportarci con maggiore responsabilità e serenità, quando avremo riacquisito la fede, riscoprendoci tutti come creature tra le sorelle creature al mondo, soltanto allora potremo dire di aver compiuto un passo storico per la vera svolta. Ciononostante, soltanto quando avremo risolto alcune almeno delle troppe intollerabili ingiustizie che, inevitabilmente riverberando, alimentano mali di portata ben più ampia, allora saremo in grado di creare le condizioni effettive per arginare il potenziale insorgere di problemi altrimenti davvero difficili da gestire. Da quel momento liberatorio, verosimilmente non ancora vicino, resistendo ed adattandoci al mutare dei corsi, potremo tornare alla desiderata normalità. Sarà questo ritorno la nostra nuova conquista. Eppure già ad ogni istante siamo pienamente liberi, con la possibilità di riconoscerci tali. E tutto questo è anche parte dell’incredibile prodigio armonico.

La liberazione armonica è già in atto.

Tuttavia, con rinnovata capacità di revisione critica ed attraverso azioni di matura lungimiranza, siamo caldamente invitati a rivedere sin da subito cosa veramente possa definirsi ”normalità”. E non v’è innanzitutto alcuna normalità che non sia infine sostenibile e che, di fatto, procuri danni che, con l’esercizio di un minimo buon senso, potrebbero essere evitati.

Il fine superiore è quello di armonizzarci – con noi stessi, gli altri ed il mondo –, per non pregiudicare il nostro miracoloso equilibrio naturale, ma anche per avviare una sana e giusta ricostruzione, una rifondazione armonica della nostra stessa società, in senso autenticamente comunitario ed essenziale, a partire dalla Rinascita di ciascun essere umano.

Al momento che verrà, sempre che sapremo meritarlo, qualunque male potrà allora “rientrare” dal suo terribile apparire mostrando il suo vero volto. Così anche il “Covid 19”, per ritornare al nostro esempio attuale, potrà verosimilmente permanere come una nuova domata forma influenzale, più o meno insidiosa di altre, con la quale però avremo imparato a convivere, soprattutto avendo sviluppato, nel tempo e con pazienza, e senza di certo escludere il giusto ausilio farmaceutico, le nostre naturali e più efficaci resistenze. E possiamo già comprendere quanto sia sempre saggio abbracciare la vita nelle sue naturali trasformazioni. È giusto ed assolutamente importante utilizzare il progresso tecnologico per proteggerci, ma senza perciò stesso esagerare così da precludere quei percorsi evolutivi che normalmente avvengono nel prevalente corso della natura. È questa la via principale per fortificare davvero gli organismi. Impariamo ad accettare ciò che avviene ed agendo sempre per il bene universale. Miglioriamoci e miglioriamo cogliendo il tesoro di ogni esperienza. Eppure, prima ancora, impariamo a convivere nel bene della pace, in armonia con noi stessi e con il mondo.

(aulicino)