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tramonto

XIV > Premessa settima: “Virus”. d) Condizioni estreme

E dopo attesi rigeneranti momenti di recuperata spensieratezza, in un ciclo inevitabile, ritornano i tempi di nuovi richiesti sacrifici. E quand’anche i passati buoni stili e ritmi potranno essere ripresi, saremo ancora richiamati al senso di una paradigmatica limitazione che, tuttavia, potrà farci sempre riscoprire l’universalità del nostro cammino. Ma ora intanto, come nel tempo che ripiomberà, dovremo tenere i nervi ben saldi e dimostrare grande senso di comunità.

Alcuni, anche tra i più ricchi e i potenti, raggiunti dai primi bagliori di un’essenziale illuminazione, sentono risalire quell’intimo bisogno di muoversi per aprire il mondo alla realizzazione armonica.
Nell’accoglimento del sacro flusso, che sta ormai ovunque e sempre più intimamente radicandosi e diffondendosi, sono superate le ostacolanti diversità. E verrà presto il tempo in cui anche i governi in Armonia si uniranno, venendo incontro alle vere esigenze del popolo unico delle diverse popolazioni.

I gravi problemi di una società smarrita tra spinte separatiste e rivoluzioni difficilmente controllabili, ma anche relativi al periodo critico che stiamo attraversando, presto e drammaticamente si paleseranno. Ma dovremmo già poter meditare sul quadro di una realtà che ancora presenta sterminate parti del nostro pianeta più povere lasciate indifese, normalmente esposte, e adesso anche a simili ondate. È così che ancora si trascinano, tra questa e mille altre piaghe che abbiamo preferito non vedere, miliardi di nostri fratelli e sorelle che, da troppo tempo ormai stremati in lotta, sono stati anche saccheggiati da potenti senza dignità ed abbandonati a se stessi.

Ritorneremo incapaci, come al solito, di vedere la sofferenza del nostro prossimo soltanto perché lontano? O perché resi più sereni da un momento di apparente guarigione da quei mali che ogni tanto ci toccano? Quando impareremo finalmente a sentire e ad amare gli altri esseri e il mondo come noi stessi? Quando sentiremo il dolore degli altri viventi? Perché è soprattutto in quei momenti che ci viene data la possibilità di rinascere.

A torto o ragione, quando un sistema, come quelli attuali, si ritrova di fatto costretto ad imporre una significativa riduzione di potenza del proprio motore economico-sociale – nella generale inadeguatezza di taluni servizi pubblici nevralgici e non essendosi ancora costruito un sistema che goda di un’armonica effettiva indipendenza! –, bisogna allora anche poter garantire la disponibilità di certi beni essenziali e devono essere al contempo alleggeriti, in maniera adeguatamente consistente, quei pesi economici che gravano sugli ineliminabili “consumi di base”, quelli legati alla pura e minima sopravvivenza.

Oltre a ciò – attraverso un importante utilizzo della tecnologia e, comunque, sacrificando l’approccio “in presenza” nei limiti dello stretto necessario per arginare obiettivi pericoli di contagio –, si deve anche garantire l’efficacia di quelle modalità alternative di lavoro che è giusto adottare. Nel caso dello “smart working”, per esempio, se ne deve implementare l’efficienza  e fornire gratuitamente quei servizi di formazione e gli stessi strumenti che possano consentirlo a tutti e al meglio. Ovunque sia possibile, potendo disporre di adeguati strumenti di navigazione, deve quindi riconoscersi il diritto di tutti ad avere un libero ed efficiente accesso al “Web”.

Sono queste alcune delle condizioni che avrebbero dovuto essere realizzate ovunque e per tempo, ancor prima di attendere periodi di crisi come questo, soprattutto nei settori più delicati e fondamentali, come nel servizio sanitario pubblico. A ogni modo, questo tipo di approcci possono soltanto scaturire da sistemi politici che, mossi da un basilare amore per il prossimo e per il nostro mondo, abbiano veramente a cuore tutti quei viventi che, in fin dei conti, non dovrebbero che semplicemente rappresentare.

Ma quando si è costretti a sciogliere nodi ben più urgenti, non può certamente rivestire priorità quel diritto di tutti al libero utilizzo della “rete”. Drammaticamente già assistiamo a una reiterata mortificazione di diritti fondamentali della persona, come del diritto al lavoro; per non considerare le gravissime violazioni, ancora più profonde, del vivente in sé, in seno alla sua stessa persona, quella sacra giustizia affinché a ciascuno non vengano sottratte risorse vitali e sia rispettata la dignità del corpo vivente! È stato perfino compromesso il diritto stesso alla salute. L’utilizzo delle soluzioni farmacologiche, soprattuto con i vaccini, genererà violazioni e compressioni sempre più pesanti delle nostre libertà, anche a minaccia della nostra salute in una prospettiva globalmente futura. Dilaniati da estremismi, avremo maggiori difficoltà a riconoscere e praticare l’approccio risolutivo armonico che, mentre nulla esclude, tende a favorire soluzioni naturali prima di ogni intervento artificiale. Non si tratta di dire “no!” a questo e “sì!”  a quello, ma di saper riconoscere il giusto da una parte e dall’altra, non dimenticando quali siano le vere priorità.
E ora cosa ci aspettiamo? Che, per esempio, mentre venga imposto di organizzarsi con formule alternative di lavoro, siano pure garantite le condizioni affinché quelle modalità lavorative possano essere efficacemente esercitate anche da tutti? Così dovrebbe essere. Ma la situazione che siamo riusciti a determinare, in ogni settore socialmente rilevante, ci costringe a soluzioni precarie e spesso gravemente improvvisate. Questo anche il prezzo da pagare per avere sprecato tempo prezioso in una eccessiva leggerezza, come se non fosse mai dovuto giungere un freddo inverno e noi, turisti spensierati al sole, continuamente impegnati a festeggiare.

Occorre anche per questo muoversi, e quanto prima, per realizzare una compiuta e consapevolmente condivisa riformulazione armonica delle nostre strutture sociali.

Un sistema può avere a cuore la promozione di un qualsiasi diritto fondamentale, come della salute e del lavoro, soltanto recependo quell’essenza armonica che, mentre dal fondo riunisce, rende anche naturale il rispetto delle diversità nella forme liberamente scelte. Universalmente si costituisce per ciascuno l’effettiva possibilità di lavorare potendo realmente concorrere al progresso, congiuntamente materiale e spirituale, sia nostro essenziale che personale, e delle nostre comunità. 

Malgrado l’Armonia, sia pure ancora in un denso velo, stia già ovunque ridiscendendo alle nostre coscienze, non siamo ancora prossimi a un “cuore statale” che riesca a battere per quel bene vero del popolo che dovrebbe sempre e naturalmente rappresentare. 

Fallimentare è stata la specifica direzione politica che non è ancora riuscita a fare del lavoro la nostra fonte di felicità ed indipendenza. E fallimentari sono state le azioni dei nostri governi in altri settori d’importanza cruciale. 

Abbiamo potuto osservare come, un po’ ovunque, le strutture sanitarie siano state organizzate per essere tutt’altro che previdenti. Senza generalizzare, ma in molte aree il campo della “sanità” è stato tenuto precariamente in vita da governi elegantemente criminali che, in un conseguente stato di grave impreparazione ed inadeguatezza, si sono poi ritrovati costretti a far fronte a scenari che, non certo alieni ed imprevedibili, con un minimo di buon senso si sarebbe certamente potuto, se non proprio evitare, con più serenità ed efficacia quantomeno meglio affrontare e gestire. Ed è stato sopratutto il problema di una sanità pubblica da tempo poco curata ciò che, innescando questa crisi, ha determinato la necessità di quegli interventi ed atti normativi che, malgrado alcuni indubbi meriti, stanno infine pesantemente piegando l’intero stesso sistema. 

Ma una possibilità ancora di risveglio viene offerta: questo è il tempo per rivedere e costruire quanto, in ogni campo, abbiamo trascurato.

(aulicino)