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La Fiamma

Il Male Armonico

Benvenuti in quest’ultima stagione. Tra i bagliori di questo tramonto, una nuova epoca ha già avuto inizio. Questo è il tempo della Rinascita Armonica. Ed è questo il tempo in cui, chiamato a scrivere del male armonico, comincerò a dire dell’Armonia.

Dalla sorgente, dai suoi corsi variamente mutati o violati, tra movimenti di natura ed oltraggianti sperimentazioni, una luce di vita ancora è insorta: nell’innocenza irrorando incede, ma anche divora quel che incontra e, silenziosamente destabilizzando, tuonante si ramifica. È come un glaciale branco raggiante di affamate fiere rilasciate che senza colpa, per puro istinto vitale, colpisce il trovato ospite e convivente, sia nel corpo che nella mente. Ciecamente dilaga e s’inoltra, quel sacro fascio fatale. E non sarebbe poi in sé così anomalo. Le diverse forme di vita infatti, comunque modificandosi, è anche naturale che procedano in un continuo conflitto rigenerandosi. Rigorosamente secondo natura, si potrebbe anche dire, niente di grave! Tuttavia, in un’irresponsabile impreparazione generale, nell’incapacità quindi di fronteggiare certe ondate critiche (ciclicamente inevitabili!), accade allora che, oltre gli individui, anche un intero sistema di governo sociale frani. E mentre crolla, nel disperato tentativo di rialzarsi, si ritrova a scaricare il peso delle sue mancanze sulla propria base vibrante: il popolo.
Ed ecco “noi”! Già provati e tendenzialmente smarriti, mossi dal terrore della morte, da un incontrollato bisogno di vivere ad ogni costo, siamo sempre lì pronti ad alimentare un provvidenziale senso di colpa che tende a chiamare al docile servizio. E mentre cerchiamo di comprendere come agire, e quali esattamente siano gli ordini dei governanti di turno per la nostra “salvezza”, solennemente l’atmosfera intanto muta. Si accendono le fratture. Le fondamenta tremano. Il senso di colpa si trasforma in rabbia. Occasione di un desiderato riscatto. Cominciamo a sentire di poter perdere. Quel senso di invincibilità, forse anche di immortalità, non sembra più alimentare, né semplicemente reggere. E la paura che placa diviene anche un urlo che tra le privazioni divampa. Le cose che abbiamo imparato a credere importanti e care cominciano improvvisamente a svanire. Ma cosa in fondo è per noi importante e caro? Cosa importa davvero? E cosa resta? Perché siamo e viviamo? Perché tramandiamo? Perché passiamo? Perché ci uniamo? Cosa infine infinitamente vale?

Ed intanto, mentre cerchiamo di rispondere a questi ed altri simili interrogativi, un altro giardino di delizie, misconosciuto e profanato, è stato di fatto rovinato. Un’opportunità ancora miseramente sprecata. Un prezioso sacrificio sui falsi altari di un sempre maggiore benessere materiale che follemente abbiamo rincorso. E questo perché? Ci siamo fermati almeno una volta chiedendoci seriamente il perché? Cosa veramente vale la pena del nostro lavoro quotidiano? Del nostro tempo che irripetibile passa? In cosa ci siamo ridotti a credere? Per seguire ed ottenere cosa abbiamo avuto il dono di un’anima miracolosamente capace di muovere i nostri passi?

E mentre proviamo ancora a rispondere, un albero avidamente depredato di alcuni dei suoi frutti più belli e indimenticabili è ciò che stiamo già consegnando al nostro figlio futuro. È così che ci prendiamo cura delle cose che siamo naturalmente chiamati a vivere e tramandare? È così che davvero intendiamo trattare la nostra terra? È così che rispettiamo noi stessi? Viviamo nella generale mancanza di una saggia guida spirituale e le nostre irresponsabilità, con le avidità degli sempre accesi egoismi, restano purtroppo alla base delle nostre più gravi sciagure, dalle epidemie alle guerre. Così è stato e, se non accoglieremo definitivamente lo spirito di un bene armonico comune, così tragicamente ancora sarà.

Al giungere di un qualsiasi dramma sociale, tutto cambia. Ed improvvisamente scopriamo che tante cose non sono, né più saranno come prima. Ma, del resto, non è la prima volta che ciò accade. Tanti corsi preziosi di vita si sono già trasformati, mentre altri sono stati alterati per causa nostra; altri ancora addirittura sottratti all’esistenza, non più tramandabili; e, per le attuali nostre colpe, ne sarà così anche privato chi, vergognosamente da noi ereditando, verrà al mondo.

Pensiamo di poter continuare ancora in questo modo? Ogni fiamma naturale colpevolmente spenta – insieme alle assordanti voci abissali delle soppresse sue discendenze –, richiama al vero peccato di radici e frutti violati, e di ogni celato colpevole nostro ordito. Così tanto ci siamo smarriti da non riconoscere più e calpestare infine la nostra stessa essenza?! Senza più neppure rendercene conto, avanziamo famelicamente in corsa senza rispettare la vita né, tanto meno, i diritti più evidenti. Tutto viene usato, distorto o abusato. Ideali, risorse, valori, principi. Siamo sempre più dipendenti, illudendoci di poter davvero trovare ed acquistare la felicità in un qualche mercato. E pur di riavviare l’adorata macchina del sereno consumo, tra paure e desideri, ci ritroviamo anche disposti a non guardare il rischio altissimo di pericolosi compromessi politici o “soluzioni da laboratorio”, pure utili e a volte fondamentali, ma spesso anche troppo distanti (purtroppo!) dalla naturalità vitale dei corsi, ed abbondantemente abusate. È profonda la tristezza. In un pianto amaro ferisce pure la rabbia.

Ma adesso anche sereni, fratelli e sorelle: abbiamo dinnanzi una lunga via, una terra nuova da ricoltivare, un cielo antico da respirare, e tanto ancora da poter scrivere insieme.

Nulla in verità accade al di fuori di un disegno armonico universale. Tuttavia, espiato il più alto costo, con grevi sofferenze quantunque sulla schiena, aperti gli occhi all’umanità e al mondo, saremo pronti allora alla Rinascita dell’Armonia? Esortati a lasciare, a condurre giù alla realtà gli alti tesori raccolti – seguendo dunque la Via Maestra Discendente dell’Armonia –, saremo pronti a donare? Siamo pronti adesso?

Abbiamo avuto anche l’opportunità di vedere e prevedere, di ricevere rivelanti concrete anticipazioni.  Eppure, malgrado ciò, nulla di veramente essenziale e risolutivo è stato fatto, né si continua a fare. E si può anche sbagliare, senza dubbio. Ma è poi questo il nostro modo di imparare dagli errori? Cosa e come stiamo costruendo? Ci stiamo davvero muovendo per il nostro “bene comune”? Stiamo creando le condizioni per vivere davvero in pace e felicità?
Ci siamo trascinati nella speranza di archiviare eventi spiacevoli come semplicemente appartenenti ad un qualche breve momento da dimenticare. Convinti di poter continuare, senza intervenire sulle cause, siamo riusciti anche a confidare in una salvifica scomparsa di temuti sintomi, come se questi fossero il male da combattere. Questo è il fallimentare e pericoloso schema operativo generalmente adottato. E, restando quasi paralizzati, non abbiamo compreso che forse (e da tempo!) è arrivato il momento di una seria critica diradante per raccogliere il tesoro vivo della nostra manifestante essenza. Ci siamo pure ridotti a pregare affinché presto giunga quella illuminante soluzione, quell’ennesimo “farmaco finale” che, in tutta comodità, ci “liberi dal male”. Ma eccoci costretti ad arrestare corsi ingenuamente creduti come eternamente acquisiti. Siamo tutti drammaticamente esposti ben oltre la nostra stessa immaginazione. E quando, restando in superficie, poi tutto infine anche si risolve, non ci rendiamo conto che è soltanto un’apparenza, un tragico rimando alla prossima già annunciata tempesta.
Ed eccoci ancora! Confusi, arrabbiati, spaventati, oltremodo docili o disperatamente urlanti. Com’è inevitabile, più o meno anticipate così piombano le crisi. E allora, frastornati, nel panico, non sappiamo più neanche come vivere. Non sappiamo se sia addirittura giusto muoversi o star fermi, né come! E quelle nostre paure, in qualsiasi modo alimentate, conducono intanto alle più subdole chiusure della mente. Così è accaduto nell’attuale ondata virale che drammaticamente ci ha investiti. E così accadrà nelle successive altre crisi che, ancora una volta inaspettatamente, duramente scuotendo ci colpiranno. La paura presto esaspera e spinge anche ad accogliere come normali opposizioni laceranti e stili di vita eccessivamente cautelativi che, infine, risultano pure pericolosi per la nostra stessa serenità fisica e mentale.

Ad ogni modo, di una cosa possiamo esser certi: è sempre continuando a vivere che si ritorna a vivere. Bisogna però ritrovare il senso vero e profondo del nostro semplice vivere. Non possiamo chiuderci oltremodo, né in noi stessi né dentro i nostri rifugi. Non possiamo tenere chiuse le nostre esistenze. Ma, soprattutto, è vivendo nel bene che si ritorna davvero a vivere. E cosa è per noi il bene? Come è bene procedere?

Bisogna innanzitutto imparare ad aver fede nell’operato della natura, senza cedere alla fretta, alle paure o ai desideri più comodi e meno essenziali. Occorre mettere in campo le nostre conoscenze e certamente migliorare il nostro stato di benessere, ma senza cedere alla subdola tirannia economica, e sempre lasciando che la vita faccia naturalmente il suo principale corso. Così vedremo affiorare le più sagge e sostenibili risposte ai diversi problemi.

Ma anche bisogna imparare a resistere per non cadere in estremismi, in apparenza pure attraenti, ma sempre pronti lì ad accecare, soprattutto quelli più ingannevoli che (spesso attraverso l’utilizzo sottile di moventi anti-estremisti) finiscono con l’alimentare divisioni e odi, dualismi e fronti sordamente contrapposti. In triste ricompensa, percependosi come l’azione di un qualche buon fuoco dentro, può riceversi anche l’illusione di sentirsi vivi mentre, in realtà, ci si sta soltanto consumando letteralmente in-vano. Questo è anche lo spirito che muove all’innalzamento di barriere e alle ostilità, ad ogni livello.

E bisogna imparare a stare bene con se stessi, nella casa del proprio corpo, prima ancora che in qualche stanza, da soli o con qualcuno. E poi, allora, conquistata una fondamentale indipendenza e serenità, certamente si potrà anche star bene insieme, immersi nei mille sentieri che – per accendere e riaccendere le viventi connessioni –, ovunque scorrono.

Per stare realmente bene occorre cominciare a vivere aprendo il cuore alla vita. Sentiamo il mondo! Ed è tempo, anche per questo, che si imparino la moderazione, il rispetto, la compassione, il senso edificante del giusto sacrificio. Sentiamo il valore di quel paziente lavoro grazie al quale, restando luminosamente ottimisti, possiamo prevenire le molteplici negatività, senza dichiarazioni di guerra, restando aperti in ascolto, desiderosi di comprensione, di compassione, di amore, costruendo radici sane e forti insieme. Tutto sorge dalla stessa divina sorgente e ad essa, ad ogni istante e ad ogni infine, tutto ritorna. Ricerchiamo con pazienza le cause dei problemi così da potere agire guardando alle fondamenta. Non restiamo intrappolati a rincorrere i sintomi di un contraddittorio sistema fallimentare, luccicante di un tragico vuoto soltanto. Nell’accoglimento di un vero spirito comunitario propaga il richiamo alla pacifica unione.

La grande trasformazione è in atto: alla luce del divino segno, nella pace universale si rinnovano i “sistemi”. Le sommerse essenze si rianimano, traboccando su, per la vera rivoluzione che da tempo ormai si attende.

La divina Armonia, Madre, da sempre è compiuta. Eppure, proprio questo è il tempo.

Nella sequenza di scritti che seguiranno, nel fondante richiamo di un cammino in preparazione dell’Armonia, sarà dunque detto qualcosa intanto del male armonico.

Attraverso le onde drammatiche di una profonda crisi, infatti, naturalmente anche accade che l’Armonia si manifesti. E nell’intima luce della notte, nel canto rinnovato della liberazione, per l’umanità già incede la Rinascita.

(aulicino)